Il calcolo del salario minimo o living wage è uno degli elementi di un sistema di gestione per la responsabilità sociale. Leggendo lo standard SA8000, però, non lo si trova esplicitamente richiesto, eppure gli enti di certificazione che verificano il sistema di gestione aziendale rispetto a questo standard lo richiedono. Vediamo perché calcolarlo e come procedere per farlo.
Il requisito del salario dignitoso
Il punto 8 dello standard SA8000 si occupa della retribuzione e come primo criterio sull’argomento stabilisce che:
8.1 L’organizzazione deve rispettare il diritto del personale ad un salario dignitoso, e garantire che la retribuzione pagata per una settimana lavorativa normale, straordinari esclusi, corrisponda sempre almeno agli standard legali o agli standard minimi di settore, o ai contratti collettivi (ove applicabile).
I salari devono essere sufficienti a soddisfare i bisogni primari del personale, oltre a fornire un qualche guadagno discrezionale.

Il riferimento al rispetto dei contratti collettivi viene considerato da alcuni l’unico riferimento valido di definizione del salario dignitoso dei lavoratori e questo in pratica significherebbe che, dimostrando l’applicazione del minimo salariale previsto dai contratti nazionali di lavoro (CCNL), si possa dare evidenza del soddisfacimento del requisito 8.1 dello standard.
Al di là dell’attualità (mentre scriviamo, a marzo 2022, l’inflazione sale insieme ai costi dell’energia e il tema della sostenibilità del caro prezzi per le famiglie è un argomento di cui tutti parlano), il dibattito in merito al fatto che il salario minimo definito dai CCNL equivalga a un salario dignitoso è presente da tempo sui tavoli degli economisti che si chiedono se non sia possibile, necessario ed equo definire un salario minimo universale.

Il calcolo del living wage
In soldoni il rispetto del salario minimo (retribuzione oraria minima) definita dai CCNL non è sinonimo di salario dignitoso. Quindi non resta che affrontare la questione della modalità per calcolare a livello aziendale questo fantomatico living wage.
Il SAI, l’ente che ha scritto lo standard SA8000 e accredita gli enti di certificazione che effettuano le verifiche dei sistemi di gestione rispetto a questo standard, propone la Anker Methodology, ossia un metodo che si pone come obiettivo quello di giungere a una stima affidabile e credibile del living wage, attraverso un processo oggettivo e documentato. Questo metodo di calcolo è stato però utilizzato per definire il living wage in un numero limitato di nazioni e località, quindi non è un riferimento valido per qualunque organizzazione nel mondo. L’Italia, per esempio, non è rappresentata.

Di fatto però la Anker Methodology fornisce delle indicazioni utili per impostare a livello aziendale il calcolo del salario dignitoso:
- il primo passo consiste nel definire il costo della vita per ogni lavoratore in termini di spese per soddisfare i bisogni essenziali (cibo e alloggio) e qualche bisogno accessorio (ex. trasporto e istruzioni), considerando un minimo di margine per gli imprevisti;
- quindi si deve valutare l’incidenza sulla definizione del living wage della dimensione famigliare;
- allo stesso tempo si deve considerare la possibilità che non sia solo una la persona della famiglia a percepire un reddito da lavoro, quindi si può individuare il numero tipico di persone per famiglia che percepiscono un reddito da lavoro con riferimento all’area geografica di interesse;
- infine si deve valutare la stima effettuata, rispetto ai livelli di povertà statisticamente definiti dalle fonti governative e allo stipendio al netto di trattenute e tasse.

Per l’Italia il riferimento per la raccolta di dati statistici è la banca dati ISTAT, grazie alla quale è possibile ricavare le informazioni necessarie per procedere alla stima del salario dignitoso, ossia:
- la spesa media mensile familiare in funzione del numero dei componenti della famiglia per l’acquisto di cibo, per acqua, luce e gas, abbigliamento, alloggio, trasporti e istruzione;
- la dimensione media di famiglia in Italia;
- il tasso di occupazione per Nord, Centro e Sud Italia;
- la soglia di povertà relativa in funzione delle dimensioni della famiglia.
Living wage e minimo salario aziendale
Il calcolo del living wage non è fine a stesso, ma è volto a individuare il valore di riferimento rispetto al quale valutare i salari aziendali. In pratica l’organizzazione, una volta effettuata la stima del living wage, dovrà confrontare il dato ottenuto con il minimo salario pagato ai dipendenti, partendo dal presupposto che un salario inferiore al living wage rappresenterebbe un salario non dignitoso e richiederebbe quindi un adeguamento.

Sulla base della nostra esperienza ci sentiamo di rassicurare le organizzazioni in merito al fatto che, se sono rispettati i salari minimi previsti dalla contrattazione collettiva italiana, il living wage risulta rispettato. Allo stesso tempo possiamo dire che la raccolta di dati e informazioni necessaria per arrivare all’elaborazione del living wage mette di fronte a considerazioni che raramente vengono affrontate in ambito organizzativo aziendale, e che possono offrire spunti di miglioramento anche sul fronte della retribuzione (e della soddisfazione e fidelizzazione) del personale.
Ciao Andrea, come stai?
articolo molto efficace.
Ciao, Simone Zanatta
Buongiorno Simone,
ci fa piacere tu abbia trovato l’articolo utile.
Per contattare Andrea, invece, ti consigliamo di scrivergli alla mail personale oppure su Linkedin.
Si parla ogni giorno di salario minimo. Questo è già previsto nella costituzione (art 36). Basta decidere quale sia la paga minima oggi per una vita dignitosa per sé e la propria famiglia ed aggiornarlo quando necessario.
Buongiorno Guido,
se non abbiamo frainteso il suo messaggio, lei propone un approccio individuale, una valutazione che è nelle possibilità di ogni lavoratore. Il ragionamento che sta alla base dei requisiti SA8000 si muove però su altri principi e considerazioni:
1. per quanto un lavoratore possa avere chiaro ciò che è per lui salario minimo, non è detto che le condizioni definite dai contratti collettivi nazionali siano in linea con la sua valutazione;
2. le aziende che si impegnano in un’ottica di responsabilità sociale devono includere una valutazione della possibile discrepanza tra ciò che la legge impone e le esigenze essenziali dei lavoratori e delle loro famiglie;
3. le aziende non devono adeguarsi alle valutazioni soggettive dei lavoratori ma devono adottare un metodo univoco e chiaro per giungere alla definizione del salario minimo e devono poi tenere in considerazione quanto definito in fase di retribuzione dei lavoratori.