Pubblicare un sito web, aprire canali social e poi aggiungere contenuti in base a quel che passa per la mente, aggiungendo qualche comparsa sulle riviste di settore o sulla stampa locale, non è una strategia di comunicazione aziendale che può produrre risultati. Al contrario, un’organizzazione che voglia farsi conoscere, accrescere la propria reputazione e acquisire nuovi contatti o fidelizzare i propri clienti deve definire un piano di comunicazione aziendale, un piccolo progetto della propria comunicazione che consenta di trasmettere la propria identità e le informazioni che ritiene utili o indispensabili per il proprio pubblico.
Che cos’è un piano di comunicazione aziendale?
È il progetto della propria comunicazione, l’insieme delle indicazioni relative alla scelta dei canali di comunicazione che si vogliono utilizzare, i contenuti da creare in base alle tipologie di utenti/pubblico individuate e da pubblicare sui singoli canali, oltre alle risorse necessarie per farlo.

Difficile che il piano di comunicazione aziendale non si traduca in un documento, ma possiamo aspettarci anche qualcosa di pratico e molto essenziale, se le idee sono chiare e messe bene a fuoco. E anche piacevole da leggere, se curato nella forma e nel tono.
A cosa serve un piano di comunicazione
Questo documento ha tre finalità. La prima è di sintesi, cioè il documento riassume una serie di scelte effettuate nell’ambito di un’analisi più ampia, che comprende sia il mercato di appartenenza, sia identità e obiettivi dell’azienda, sia le caratteristiche del pubblico. Pensiamo per esempio alla scelta dei canali di comunicazione: non può essere casuale né essere puramente discrezionale, cioè lasciata alle preferenze della direzione aziendale o dell’ufficio marketing; deve essere il frutto di un’analisi delle tendenze del mercato di appartenenza, del comportamento dei competitor, del comportamento del proprio pubblico potenziale e degli obiettivi aziendali. Ogni aspetto che viene definito nel piano di comunicazione aziendale è quindi il punto di arrivo di un’analisi più ampia.

La seconda finalità del piano di comunicazione è quello di fornire indicazioni operative a chi dovrà gestire la comunicazione (ex. ufficio marketing, ufficio stampa, società di consulenza) e garantire coerenza nel tempo, anche in caso di passaggi di consegne.
Abbiamo lasciato per ultima la finalità per noi più importante, diremmo persino essenziale: costringere l’organizzazione a pensare alla propria comunicazione in modo strutturato e consapevole invece di affidarla al caso! Il primo ufficio che chiamiamo in causa è ovviamente la direzione, perché è lei che deve pensare di poter gestire la comunicazione con la cura con cui gestisce altri processi o attività, come quello commerciale o produttivo in senso stretto.

Come si costruisce un piano di comunicazione
Rispondendo a 8 domande.
- Che cosa voglio comunicare? Che cosa posso comunicare?
- A chi voglio rivolgere la mia comunicazione? A chi la dovrei rivolgere?
- Perché voglio comunicare? Che cosa mi aspetto dalla mia comunicazione? Quali sono i miei obiettivi?
- Quali canali ho a disposizione? Voglio definire una strategia di comunicazione digitale o mista (offline e online)?
- Che cosa fanno i miei competitor?
- Voglio essere un innovatore? Ci sono spunti che possono cogliere da altri settori?
- Ho le risorse e le competenze interne per occuparmi della comunicazione? Posso acquisirle?
- Quanto budget voglio e posso investire nella comunicazione? È sufficiente per raggiungere gli obiettivi che mi sono posto?
Può essere un lavoro da svolgere da soli, oppure un progetto di comunicazione per il quale chiedere una consulenza, con l’obiettivo di arrivare a definire un’immagine coordinata aziendale davvero solida ed efficace.
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