Il monitoraggio ambientale sta antipatico a molti: è un insieme di attività che vanno ripetute nel tempo, con la conseguenza che si ha la sensazione di non risolvere mai la questione, e che, inoltre, richiede una buona conoscenza delle norme ambientali e delle prescrizioni legali. Insomma è un lavoro impegnativo e di responsabilità. Ha però grande utilità e rilevanza, e non solo ai fini della certificazione 14001.

A cosa serve il monitoraggio ambientale

Serve a tenere sotto controllo le proprie prestazioni ambientali con riferimento agli aspetti ambientali dell’organizzazione, sia per evitare scostamenti problematici rispetto ai vincoli di legge sia per verificare se gli obiettivi di miglioramento definiti si stanno raggiungendo o meno.

Chiariamo la questione con due esempi.

Il monitoraggio ambientale dell'organizzazione dovrà come minimo includere campionamenti periodici che consentano di verificare il rispetto dei limiti di legge.

Consideriamo un’organizzazione in possesso di un’autorizzazione alle emissioni in atmosfera, autorizzazione che riporta o richiama i limiti di legge sulle concentrazioni massime di inquinanti ammissibili nell’emissione. Il monitoraggio ambientale dell’organizzazione dovrà come minimo includere campionamenti periodici che consentano di verificare il rispetto dei limiti e, anche, di tenere sotto controllo il processo produttivo in modo da prevenire o intervenire prima che si verifichi un eventuale superamento dei limiti di legge. Campionamento periodico e controlli del processo sono due fasi del monitoraggio ambientale.

L’organizzazione avrà poi definito obiettivi di miglioramento delle proprie performance ambientali, per esempio la riduzione di un tot percento della produzione di imballaggi in plastica e avrà previsto una serie di interventi, sia organizzativi sia in relazione ai fornitori, che le consentano in un tempo definito di vedere realizzato l’obiettivo. Ci sarà quindi da monitorare se le azioni pianificate consentiranno di ottenere la riduzione sperata o meno. Quindi l’organizzazione dovrà monitorare la produzione dei rifiuti da imballaggio in plastica per definire, sulla base del dato quantitativo, se il miglioramento programmato si sta realizzando e, in caso, rivalutare il proprio obiettivo o le misure programmate per raggiungerlo.

Il monitoraggio ambientale sta antipatico a molti: è un insieme di attività che vanno ripetute nel tempo, con la conseguenza che si ha la sensazione di non risolvere mai la questione.

In termini operativi l’organizzazione deve:

  1. individuare gli aspetti ambientali, diretti e indiretti;
  2. valutare la significatività di questi aspetti, che è connessa all’entità dell’impatto ambientale che ogni aspetto può produrre (ex. inquinamento atmosferico prodotto dalle emissioni in atmosfera, rischio di contaminazione del suolo connesso allo stoccaggio di rifiuti);
  3. definire un piano di monitoraggio ambientale.

Quali sono gli aspetti ambientali significativi

Se vuoi sapere se esiste un elenco completo di tutti i possibili aspetti ambientali, la risposta è no. Ogni società di consulenza e ogni organizzazione possono predisporre il proprio elenco secondo criteri autonomi, purché consentano di capire quali elementi dell’attività, dei prodotti o dei servizi interagiscono o possono interagire con l’ambiente, producendo un impatto su di esso, quindi determinando o contribuendo a determinare una sua modifica, negativa o positiva.

Maggiore è l'impatto negativo (per estensione, durata, costi di intervento), maggiore è la significatività dell'aspetto ambientale che lo produce.

Quello che possiamo proporti è un elenco per macro temi da cui partire per analizzare la tua organizzazione. La domanda che guida l’analisi è “ci sono attività/processi o elementi dei servizi erogati che comportano…“:

  • emissioni nell’aria sia fisse che mobili?
  • scarichi idrici in corpi d’acqua, nel suolo o nel sottosuolo?
  • produzione e gestione rifiuti (recupero, riciclo, trasporto, smaltimento)?
  • uso del suolo?
  • consumo di risorse naturali (consumo di fonti energetiche, acqua, materie prime)?
  • produzione di rumore (inquinamento acustico)?
  • produzione di polveri?
  • formazione di odori?
  • impatto visivo e luminoso?
  • influenza su ecosistemi?
  • impatto sulla biodiversità?

Una distinzione utile per riuscire a individuare tutti gli aspetti ambientali è quella tra aspetto ambientale diretto e indiretto, dove il primo è un aspetto che è pienamente sotto il controllo dell’organizzazione (ex. la produzione rifiuti derivante dalla propria attività), mentre il secondo è un aspetto che l’organizzazione può solo influenzare (ex. la produzione di rifiuti derivante dall’attività di fornitori/subappaltatori e indotta dalla ricorso dell’impresa al loro servizio). In termini operativi, per ridurre l’impatto di un aspetto ambientale diretto l’organizzazione può definire azioni concrete di mitigazione/riduzione/eliminazione, mentre nel caso di un aspetto ambientale indiretto può agire solo sensibilizzando i soggetti coinvolti oppure vincolandoli al rispetto di regole specifiche, ma la sua influenza è legata alla sua forza contrattuale e non è tanto o solo il frutto di una scelta consapevole.

Una distinzione utile per riuscire a individuare tutti gli aspetti ambientali è quella tra aspetto ambientale diretto e indiretto, dove il primo è un aspetto che è pienamente sotto il controllo dell'organizzazione, mentre il secondo è un aspetto che l'organizzazione può solo influenzare.

Dopo averli individuati vengono associati gli impatti ambientali (positivi e negativi) e in funzione dell’entità di questi ultimi, si definisco i criteri di individuazione degli aspetti ambientali significativi: la logica è semplice, maggiore è l’impatto negativo (per estensione, durata, costi di intervento), maggiore è la significatività dell’aspetto che lo produce.

Come avviene il monitoraggio ambientale

Il monitoraggio ambientale richiede di definire un piano di monitoraggio ambientale e cioè di:

  1. individuare i parametri da verificare, chiamati indicatori ambientali, e i valori di riferimento per valutare l’adeguatezza dei risultati. In particolare gli indicatori ambientali devono essere in grado di monitorare la prestazione ambientale con riferimento agli aspetti ambientali che l’organizzazione ha individuato come significativi;
  2. definire le modalità di verifica (ex. con quali strumenti e secondo quali procedure), le tempistiche (ex. con periodicità semestrale o con rilevazioni in continuo) e individuare il soggetto o i soggetti preposti alla verifica dei parametri (ex. un dipendente o un fornitore esterno?);
  3. definire le modalità di registrazione dei dati;
  4. definire dei momenti di riesame.
Il grado di complessità del monitoraggio ambientale dipende dalla tipologia di attività svolta dall'organizzazione, dalla sua dimensione e dalla significatività dei suoi aspetti ambientali.

Il grado di complessità del monitoraggio ambientale dipende dalla tipologia di attività svolta dall’organizzazione, dalla sua dimensione e dalla significatività dei suoi aspetti ambientali. Quindi sì, come spesso accade, non è un’attività standardizzabile ma deve essere eseguita tenendo conto della specificità dell’organizzazione ed è spesso definita nell’ambito di una consulenza ambientale dedicata.

Perché effettuare l’analisi ambientale

Con l’edizione 2015 dello standard 14001 quella che si conosceva come analisi ambientale iniziale, quindi l’attività di descrizione del ciclo produttivo con la conseguente individuazione degli aspetti ambientali diretti e indiretti dell’organizzazione, è stata di fatto sostituita dall’analisi del contesto. A cambiare è più il nome della sostanza, o meglio l’analisi del contesto inserisce dei riferimenti (ex. individuazione delle parti interessate e dei loro interessi e delle loro aspettative) che consentono di condurre analisi più complete e integrabili con altri standard, rispetto a quanto avveniva in passato con l’analisi ambientale iniziale.

L'obiettivo dell'analisi ambientale iniziale o analisi del contesto è quello di definire un quadro complessivo e dettagliato dell'organizzazione da cui ricavare in modo immediato gli aspetti ambientali.

La logica di questa fase di analisi e valutazione, che la si chiami con la vecchia o con la nuova espressione, è quella di definire un quadro complessivo ma dettagliato della propria organizzazione, una sorta di fotografia d’insieme da cui diventa più immediato ricavare un elenco esaustivo e completo degli aspetti ambientali dell’organizzazione e delle prescrizioni a essa applicabili. Quindi questa fase è un’attività funzionale alla definizione degli elementi che richiedono di essere sottoposti al monitoraggio ambientale, rappresenta in altre parole la base da cui partire per definire un piano di monitoraggio ambientale efficace.